La birra IPA e gli USA

Negli anni Ottanta negli USA si ha una vera e propria rivoluzione brassicola, grazie agli appassionati di birra che avevano avuto modo di provare le birre europee e la loro forte personalità. 

La storia della birra americana affonda le radici già dalla scoperta del continente, quando con i primi insediamenti delle popolazioni europee arriva anche questo nuovo prodotto, in parte simile alle bevande fermentate di mais di cui si faceva già largo consumo. Un prodotto che si diffonde subito in tutta l’America, conquistando i consumatori e diventando una delle bevande più consumate nei secoli successivi.

L’oscura parentesi del Proibizionismo a inizio Novecento (1920-1933), però, porta ad uno stop della produzione, che va a intaccare i piccoli birrifici di paese e lascia spazio alle grandi industrie per i decenni successivi.

Tra gli anni Sessanta e i Settanta le uniche birre in circolazione erano le lager industriali, leggere e spesso molto omologate nel gusto.

Gli appassionati di birra, stanchi e annoiati di queste produzioni, iniziarono a sperimentare la produzione in casa e ben presto si diffuse la cultura dell’homebrewing, che consentiva a tutti di creare birre casalinge e poter riprodurre gli stili europei

Alcuni di questi homebrewers, successivamente, decisero di fare il grande salto e di aprire i loro microbirrifici, per dare modo a tutti di provare birre sempre diverse. Tra questi fu pioniere nel 1976 la The New Albion Brewery a Sonoma, in California, che seppur durò solamente pochi anni, fu di ispirazione per decine di altri birrai in erba.

Nel corso degli anni Ottanta e per tutti gli anni Novanta, si sono susseguite le aperture di brewpub e birrifici, con produzione di qualsiasi tipo di birre. Sono stati proprio gli americani, infatti, i birrai più innovatori, capaci di ispirarsi al passato tradizionale per creare delle birre con un’identità unica, fatta soprattutto da un abbondante uso dei luppoli.

Una scelta che ha caratterizzato così tanto lo spettro organolettico della birra prodotta al punto di far nascere dei veri e propri nuovi stili

Nuovi stili di birra americana

L’American India Pale Ale (5.5% – 7.5%) e l’American Pale Ale (4.5% – 6.5%) sono le più  note. Luppolatura generosa sia in aroma che in amaro, la American IPA è più secca e decisamente più secca e a volte astringente, la APA conserva gradevoli sensazioni maltate che ne ammorbidiscono il finale. 

Da questi due stili ne sono poi nati di conseguenza altri: le scure Black IPA, le Duoble IPA, le ibride Belgian IPA e le versioni caratterizzate da cereali speciali oltre il malto d’orzo. Tra le più recenti hanno fatto tanto parlare le NEIPA, New England IPA, definite anche juicy per la loro opalescenza e le ricche sensazioni di frutta esotica. 

Nel panorama americano troviamo anche l’American Barley wine, le American Stout e le American Porter, ispirata alle cugine inglesi ma ben più luppolate in stile made in USA. 

Session IPA

Da qualche anno sono entrate in scena anche le Session IPA, che seguono il filone di una gradazione alcolica più contenuta (entro i 5% circa).

Dorate, corpo snello, aromi che richiamano la frutta esotica e/o l’erbaceo, più amare di una APA ma meno intense di un’American IPA. L’equilibrio è la loro forza, e una grande bevibilità le rende perfette per le grandi bevute con gli amici.

E proprio alle serate in compagnia che ci siamo ispirati per la nostra Epic Session IPA, 4,5%, chiara, con un amaro percettibile ma mai invadente, ricca e succosa grazie ai sentori di agrumi, frutta gialla esotica e un gentile erbaceo. Ideale nelle giornate a mare, ma di ottima compagnia nei pomeriggi invernali per un aperitivo o davanti alla tv.

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