Destino, ingegno e scoperte: la storia della birra

Credete nel destino o ritenete che tutto quel che accade sia una casualità? Comunque la pensiate, dobbiamo certamente ringraziare il fato se oggi possiamo bere la birra. È stato, infatti, un caso fortuito a dare i natali a questa bevanda

Tra il 5000 e il 3000 a.C. nella Mezzaluna fertile, storica regione del Medio Oriente, l’abbondanza di acqua e la diffusione della coltivazione dei cereali hanno creato le condizioni ideali per far nascere la birra.

Chi ha inventato la birra?

La storia della birra parte da un vaso di cereali dimenticati all’aperto sotto le intemperie meteorologiche che grazie a lieviti e microrganismi si trasforma (ai tempi quasi per magia) nella prima birra al mondo, un prodotto alcolico con importanti caratteristiche: rendeva l’acqua potabile, dava energia e sostentamento al pari di un pane liquido, inebriava.

Dopo la scoperta, la birra è diventata subito una risorsa, nonché ricchezza, un bene importantissimo sia nei riti religiosi che nel consumo civile, considerato un vero e proprio dono degli dei.

La birra fu inventata dai sumeri

Le prime testimonianze “scritte” le abbiamo grazie al ritrovamento delle Blau Monuments, una serie di tavolette di argilla provenienti dalla Mesopotamia (oggi custodite al British Museum), documenti d’epoca sumera databili intorno al 3100 a.C. che contengono registrazioni di transazioni economiche inerenti la birra.

I Sumeri hanno lasciato anche testimonianze sulla produzione che ci narrano di “case della birra” gestite da donne, dove veniva cotta la birra d’orzo, sikaru, quella di farro, kurunnu, quella addolcita con zucchero di datteri, la niud, e la birra ordinaria, la bi-du.

Questi pionieri riuscivano a replicare la produzione della birra, seppur senza basi sui processi chimico-fisici, con un po’ di ingegno: usavano sempre lo stesso contenitore per la fermentazione (dove venivano inconsapevolmente conservati i lieviti) e per creare colore e gusto sempre simile veniva usato come base una pagnotta cotta in forno di cui potevano controllare meglio il peso e la tostatura.  Gli aromi, invece, erano gestiti con aggiunta di erbe, fiori, bacche, resine, frutta e miele.

Come si produceva la birra

Sono tanti i documenti che ci narrano la produzione della nostra amata bevanda, tra questi ricordiamo l’Epopea di Gilgamesh (ciclo epico in caratteri cuneiformi scritto tra il 2600 e il 2500 a.C.), il Codice di Hammurabi (1728-1686 a.C.) primo documento legislativo che indicava i criteri di fabbricazione della birra, prevedendo la condanna a morte per i truffatori.

Sugli antichi Egizi e la loro tradizione brassicola si potrebbe parlare a lungo, alla loro civiltà è legata la massima espressione della produzione della birra, lo zythum, che ritroviamo anche nei corredi funerari dei Faraoni, come merce di scambio e di pagamento, come medicinale (il papiro Ebers del 1550 a.C. racconta anche le proprietà curative).

Diffusione della birra

Fu grazie alle popolazioni nomadi che la birra si iniziò a diffondere in tutti i territori conosciuti, seppur ebbe un brusco arresto storico all’arrivo nei domini di Romani e Greci.

Età classica

I Greci, infatti, la apprezzarono moderatamente e soprattutto durante le Olimpiadi, ma non potevano produrla per scarsità di materie prime e di conoscenza delle tecniche di produzione, così si limitavano a importarla in modesti quantitativi.

I Romani, invece, la disprezzarono considerandola una bevanda corrotta e deteriorata, fatta “di grano marcio” e destinata agli schiavi, non paragonabile al loro amato vino. Seppur, c’è da precisare, nei territori italiani vi erano già tracce di produzioni, testimoniante oggi dai ritrovamenti archeologici da Nord a Sud, soprattutto tra gli Etruschi, che producevano una bevanda fatta di cereali e frutta. Nell’antica Roma, però, le classi ricche non la consumavano, le donne nobili la usavano solo come cosmetico e gli scrittori dell’epoca la denigravano.

Ebbe successo tra le fasce più povere della popolazione e nelle zone più periferiche dell’impero, soprattutto tra i legionari (famose le lettere dal Vallo di Adriano con la richiesta di forniture di birra).

Solo dal 476 d.C., con il crollo dell’Impero Romano d’Occidente e le invasioni dei Barbari, aumenta la presenza della birra nei territori romani.

Medioevo

Nel Medioevo inizia una diffusione più ampia e sottoposta a delle vere e proprie norme, la produzione cambia grazie all’introduzione del Gruyt, un mix di spezie che rendeva unica ogni produzione.

Intorno al 1100 d.C. arriva anche la scoperta delle proprietà conservanti di una pianta, l’humulus lupulus, il luppolo, a opera di suor Hildegard von Bingen (1098-1179) che ne teorizzò le proprietà stabilizzanti e conservanti, contribuendo così alla sua introduzione nella produzione brassicola.

L’uso del luppolo nella birra ne aumentava la conservabilità, migliorava il gusto, contribuiva a una migliore chiarificazione, favoriva la schiuma più persistente, la rendeva più stabile e facilmente conservabile, consentendo di conseguenza anche la possibilità di maggiori scambi commerciali.

Rinascimento

Un’altra tappa fondamentale della birra è da segnare alla data 1516 in Baviera, dove fu emanato l’Editto di purezza, il Reinheitsgebot , che stabiliva le materie prime da usare (acqua, malto d’orzo e luppolo), limitava la produzione in un determinato periodo dell’anno e la vendita con prezzi standardizzati.

Rivoluzione industriale

Il successo commerciale mondiale della birra e l’aumento dei consumi si ha, infine, con la Rivoluzione Industriale.

Le scoperte tecnologiche, il cilindro di tostatura per i malti, l’invenzione del termometro, il densimetro, la refrigerazione, il motore a vapore, trasformarono  del tutto i birrifici e fecero fare il salto di qualità al prodotto.

Una nuova era ancora tutta da scrivere

Inoltre nei decenni successivi, fu isolata e riprodotta la prima cellula di lievito, i lavori di Pasteur e di Hansen sulla fermentazione spianarono la strada alla comprensione della sua azione e di quella dei batteri, dando il via ad una nuova era per la birra. Che, va detto, se da un lato ha portato alla globalizzazione della produzione e purtroppo alla standardizzazione industriale degli stili birrai, dall’altro ha dato il via anche ad una nuova rivoluzione, quella della birra artigianale.

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