Quante volte avete sentire dire “Dammi una bionda” per chiedere una birra?
Eppure, cari amici, questa terminologia così diffusa è davvero errata quando parliamo della nostra bevanda preferita! Purtroppo sono tanti i termini errati e gli usi e costumi sbagliati che ruotano intorno alla birra. In questo nostro appuntamento cerchiamo, quindi, di sfatare i principali falsi miti.
1 La bionda non esiste
Come abbiamo visto nella degustazione, la bionda e la rossa non esistono come definizione di una birra. Questi termini sono nati nelle prime azioni di marketing dedicate al prodotto, ma quando vogliamo definire le categorie di colore della birra, possiamo dire:
- chiara,
- ambrata,
- scura.
2 Dammi una doppio malto!
Se chiediamo al pub una “doppio malto”, in verità non stiamo definendo nessuna caratteristica organolettica della birra, se non la sua categoria di vendita.
Nella legge n.1354 del 1962 in Disciplina igienica della produzione e del commercio della birra, le birre in commercio vengono divise in base alla loro gradazione. Così nasce una classificazione che vede le birre divise in:
- birra analcolica,
- birra leggera,
- birra,
- birra speciale,
- birra doppio malto.
Per la legge “la doppio malto” è semplicemente una categoria di vendita che classifica quelle birre che hanno sviluppato un grado alcolico superiore a 3,5% vol e un grado saccarometrico oltre 14,5 plato. Per produrla non ci sarà voluto davvero il doppio del malto di un’altra birra, né sarà per forza una birra “rossa e dolce”, come troppo spesso si pensa.
3 Senza schiuma, ghiacciata e… con la pancia gonfia.
Da dove iniziare? Bere birra ghiacciata non porta niente di buono perché anestetizza la bocca, inibisce i recettori gustativi e tattili, non ci fa sentire nessun sapore. E, diciamolo, potrebbe anche farci venire una congestione!
Ogni birra ha la sua temperatura di servizio che ne esalta le caratteristiche, sia a livello aromatico che gustativo, e dobbiamo rispettarla per poter assaporare al meglio il prodotto e soprattutto rispettarlo.
Per quanto riguarda la schiuma è importante servire una birra con la corretta formazione del cappello di schiuma, perché preserva la birra dal contatto con l’aria e manda via l’anidride carbonica in eccesso, che altrimenti resterebbe all’interno della birra, dandoci poi una spiacevole sensazioni di gonfiore.
Quindi, se ben versata, la birra non ci darà la sensazione di pesantezza e gonfiore.
4 Le birre scure sono pesanti da bere
Altro falso mito! Il colore non determina la bevibilità della birra, ci sono stili ambrati e scuri che hanno caratteristiche di facilità di beva, poca gradazione alcolica e sensazioni dissetanti, così come birre chiare che sono intense in aroma, alte di gradazione e sostanziose nel corpo.
5 La birra scade
Non provate a buttare via una birra che ha superato la data indicata in etichetta!
La birra per legge non scade, ma ha un TMC, termine minimo di conservazione, ovvero la data entro cui il birraio assicura che il prodotto preserva le proprie caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Viene espresso con la formula “consumarsi preferibilmente entro…” seguita dall’indicazione di giorno/mese/anno e quando si supera quella data, la birra può essere tranquillamente consumata.
Nelle birre che superano i 10 gradi alcolici, inoltre, la legge non prevede l’indicazione del TMC, in quanto l’alcool è già un conservante naturale che ne protegge le caratteristiche.
Insomma, se avete a casa birre che hanno superato il TMC, bevetele lo stesso senza preoccupazioni. E ricordate: rispettare il TMC indicato dal birraio consente di bere birra sempre al top della forma!
6 La birra cruda
Cosa è una birra cruda considerando che il processo di si chiama “cotta”?
Un’altra invenzione di marketing massivo, che ha portato a definire birra cruda quelle birre che non subiscono il processo di pastorizzazione, seppur non sia un termine corretto. Se vuoi una birra non pastorizzata, scegli le birre artigianali: per legge sono birre non pastorizzate e non microfiltrate.
7 Birra solo con la pizza?
La birra è uno dei prodotti più versatili che si possano abbinare sulla tavola. D’altronde, come dice il grande Lorenzo “Kuaska” Dabove, non esiste la birra, ma esistono le birre. Ogni birra ha un abbinamento ideale con un piatto, che va valutato secondo le caratteristiche di organolettiche di entrambi i prodotti.
Quindi quando in pizzeria prendiamo “la birra” da abbinare alla pizza, che invece abbiamo scelto in base i suoi ingredienti, rischiamo un abbinamento errato, che rischia solo di rovinarci il pasto.